Una speranza: La Terra è del futuro – Gli auguri di Emilio Gabrielli

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NATALE 2021

Una speranza: La Terra è del futuro

Memorie e approfondimenti di Emilio Gabrielli

Care amiche e cari amici,

grazie per aver contribuito a dare senso alla mia vita e a quella della mia famiglia comunicando tra noi e voi intorno a un tavolo da me imbandito di libri vitali, oppure partecipando ai concerti estivi di musica classica, oppure ancora godendo, a vario titolo, delle agorà celebrate nella nostra casa di Cengia o in qualche monastero per l’Italia. Il fervore intellettuale era ed è incessante.
Si è aggiunta una novità: la richiesta altrettanto incessante arrivata al sottoscritto di produrre un documento scritto su quel nostro “dirci insieme” nelle più svariate situazioni di incontro... Hai il dovere morale di scrivere, mi dicevano.
Il materiale immagazzinato nella mia memoria di ultraottantenne era enorme. Si trattava di renderlo organico. Iniziai questo lavoro di riordino all’indomani del terremoto dell’Italia centrale che mi ha dato i natali, e l’ho terminato in piena e attuale pandemia.
Un periodo, pregno di sventure presenti e future, in cui si odono da ogni dove soffocati e soffocanti lamenti che continuano a invocare una palingenesi nella concretezza di una integrale novità di vita: una rinascita.

Oramai è chiaro a tutti che il capitalismo, con tutto il carico di fallimenti ambientali e umani, prima di chiudere i battenti seminerà repressione e morte.
Prima che ciò si verifichi si tratta di scegliere un cammino di speranza proveniente dalla Sapienza storica e mettersi subito all’opera. È quanto ho voluto esprimere tramite il mio libro-raccordo a cui ho dato il titolo La Terra è del futuro, come per dire che, se potesse, la Terra parlerebbe a chiare lettere. Anzi, sta parlando più chiaramente di quanto noi siamo capaci di ascoltare. Piena di ammaccature e di ferite quasi mortali, ci sta dicendo con estrema chiarezza: “Sono stanca, anzi esausta, ho un universale ed estremo bisogno di riposo, di un lungo riposo per dare a tutti voi e con giustizia un servizio veramente umano. Oggi non riesco a darvi il servizio vitale di cui voi avete bisogno, tanto che si profilano piuttosto tristi orizzonti non più a favore dell’umanità…”.
Dobbiamo quindi tralasciare ogni velleitario atteggiamento di dominio sulla Terra e lottare perché essa abbia il legittimo riposo come spazio di ri-creazione di sé. Gli antichi, questo legittimo spazio di ricreazione di sé, del cosmo, della terra, di ogni essere vivente compresi gli umani, lo chiamarono con un termine intonato alla festa: il giubileo.
Da qui il sottotitolo del volume: Il richiamo del giubileo per una nuova e fraterna giustizia. Fraterna giustizia tanto più necessaria per la sobrietà necessaria a vivere con il minimo vitale possibile.

Non è facile! Ma se vogliamo godere di prati sani e verdeggianti dobbiamo ricorrere alla mistica; dobbiamo affidarci a qualche maestro che ci riporti dentro di noi spingendoci a ricrearci in novità di vita. Noi avremmo scelto un cittadino integerrimo per la capacità di liberarci dal “belluino istinto” di proprietà. Un cittadino nato a Betlemme e domiciliato, soprattutto politicamente e culturalmente, a Nazaret. Il suo nome era ed è un programma: Gesù di Nazaret, come a dire che la salvezza viene da Nazaret, da piccole comunità. Scelta convalidata dall’esperienza di Gandhi e del suo discepolo Vinoba Bhave.

I bambini e i ragazzi, con tutto il futuro di cui hanno diritto, chiedono a ciascuno di noi di prendere sul serio queste tematiche con la stessa fedeltà di cui furono capaci due giovani meravigliosi come Maria e Giuseppe che fecero crescere, in un contesto difficilissimo e fino alla maturità, un figlio pieno di forza, di coraggio interiore, di sapienza universale e di grazia uniformata al divino. Da una generazione di questa tempra può essere riequilibrata la Terra intera.

A mo’ di inizio del cammino culturale vi invito, proprio nel contesto del tempo natalizio, a riflettere sull’andare adagio, un’esigenza che sento vitale in me e in molte persone che ho avuto modo di incontrare:                                                                                                                                                                                                                                                                   

« Andare adagio, perché si può così diventare attenti alla realtà e preparare la strada affinché si possa camminare insieme: bam­bini, adulti, anziani, donne e uomini, in continuità. Solo attra­verso questo camminare insieme ci si fa convinti che progetti economici, politici, sociali che ne derivano diventeranno vera­mente culturali, permettendo di costruire la casa della Comuni­tà sulla roccia. Altri progetti, pur bellissimi, a causa della fretta scollano le generazioni, portando a disastri storici difficilmente riparabili.

Andare piano per non rottamare un sussurro, un pensiero, un’esperienza e soprattutto non togliere dall’orizzonte quotidia­no della nostra coscienza l’amore alla vita di tutti i miliar­di dei nostri antenati che ha creato le premesse fondamentali al nostro essere qui oggi; siamo tutti figli di questo immenso amore. Amore che va sorretto e potenziato perché innumerevoli gene­razioni future ne possano godere.

Andare adagio, perché è la sola condizione per dipanare con­flitti e fermare bombe.

Andare adagio, per camminare tutti e arrivare primi; socializ­zare le mete è il modo migliore per stancarsi di meno, non es­sendo costretti a girare a vuoto.

Questo è giubileo: realizzare punti di partenza uguali per tutti!

Attraverso questo andare adagio si può essere introdotti a gu­stare l’imperativo risanante di Gesù: «Non preoccupatevi» (Mt 6,25), ripetuto in vari accenti, ma anche a pregustare la beatitu­dine della compresenza del riposo e del lavoro in ogni momen­to del nostro essere al mondo che diventa anticipo del tempo eterno » (E. Gabrielli, La Terra è del futuro. Il richiamo del giubileo per una nuova e fraterna giustiziaGabrielli editori, p. 102).

Con la segreta speranza di poter cooperare con molti allo sviluppo concreto della visione sopra accennata e articolata in modo approfondito nel mio libro, auguro dal profondo della mia retta intenzione e a tutti voi: Buon Natale!

E vi invito a scrivermi, via mail o in forma di lettera postale, a telefonarmi, oppure a incontraci per iniziare un dialogo diretto: sarò felice di accogliere le vostre riflessioni o impressioni legate al libro La Terra è del futuro o per un confronto più in generale.

Ecco i recapiti diretti di Emilio Gabrielli:

mail emilio.gabrielli@alice.it

telefono 045 7725374 (abitazione) – 333 5266784

indirizzo: Via Cengia, 67 – 37029 San Pietro in Cariano (VR)

Un caro saluto e grazie ancora

Emilio Gabrielli

P.S: Sono lieto di poter annunciare una importante novità: la nascita dell’Associazione SCUOLA DI MEMORIA STORICA EUROPEA aps. Oggi, il grande tema non è la “pandemia”, ma è la memoria, avere memoria, il saper ricordare… a fronte di una situazione culturale molto complessa, in cui hanno un ruolo primario lo sconvolgimento ambientale, i movimenti migratori di interi popoli, il progresso tecnologico e scientifico… A breve potrò dare tutte le informazioni necessarie per saperne di più. Intanto, vi lascio una breve citazione dal documento che costituisce l’ispirazione della Scuola:

« Il nostro futuro europeo e le energie necessarie per intravvederlo in pienezza e iniziare a costruirne percorribili sentieri sta, per il novantanove per cento, nel  passato della storia del nostro continente dai suoi  albori ai nostri giorni; magari scopriremo che  germogli vitali per la  nostra storia europea sono giunti fino a noi  da luoghi molto lontani dalla realtà europea le cui persone, da lì oggi provenienti, non vogliamo incontrare.

Se, dunque, le energie per costruire il futuro dell’unità europea sta nella storia del nostro passato, se coloro che hanno profondamente vissuto l’utopia di un’Europa unita e, contemporaneamente, aperta all’universale, sono vissuti in tempi e modi diversi, dobbiamo per forza di cose metterci tutti in contatto con loro, farli riemergere e insieme a loro farci “minatori storiografici” per recuperare le energie necessarie. Per diventare europei giusti e sobri occorre un lavorio interiore. Bisogna convincerci ad andare a scuola di una spiritualità incarnata lungo secoli.

In ultima analisi occorre realizzare una Scuola di Memoria Storica Europea che vada per tutta “Europa” in ogni benché minima Comunità a “cercare Europa” e ripartire, in una circolarità spazio/temporale inesausta, per offrire a tutti i cittadini europei radici rigogliose esperite da ogni angolo di questa immensa e nuova nazione a vocazione universale ».

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