Dal Mito al Cristo

Dimensioni della consapevolezza

 25,00

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Pagine: 368
Formato: 14 x 21
Anno: 2004
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Descrizione

Una rilettura della Storia della Salvezza a partire dai miti e dai simboli collegati quali prefigurazione della venuta del Cristo, del Signore dell’Universo.

L’Autore analizza tutti i significati e le sfaccettature dei miti nella storia umana per illustrare e mostrare – in particolare al non credente o a chi si è allontanato dalla fede – quanto la creazione dei miti e dei simboli collegati sia preparazione, prefigurazione della venuta del Cristo, del Signore dell’Universo. In questo senso è una rilettura della Storia della Salvezza a partire proprio dal mito. Il testo – come afferma anche Hans Urs von Balthasar in una sua recensione alla prima edizione tedesca dell’opera – dimostra la rara capacità, senza cadere nell’intransigenza, di saper padroneggiare una visione globale della realtà secondo il sapere teologico e filosofico. La recensione di Hans Urs von Balthasar Si resta costantemente sorpresi del fatto che i rappresentanti della filosofia e della teologia scolastica, che hanno continuamente in bocca la frase “gratia supponit naturam”, non vogliano assolutamente considerar valida l’identica espressione: “historia gratiae supponit historiam naturae” (quale storia universale sia della natura sia dello spirito). Tale ristretto campo visuale è purtroppo recente e coincide con la perdita dell’orizzonte spirituale dell’universalità cattolica d’un tempo presso uomini come Friedrich Schlegel, Goerres, Schelling e v. Lasaulx, che erano riusciti ad afferrare, con uno sguardo filosofico e teologico, la concreta profondità e pienezza delle apparizioni e delle figure e innalzare il mondo intero – non solamente un paio di astrazioni – nella luce della Rivelazione. I pochi a poterlo fare oggi nell’ambiente tedesco sono quasi esclusivamente laici – mi limito a nominare André, Dempf, Siewert e, ultimamente, Vereno – per i cui importanti e fondamentali lavori noi teologi non sappiamo come ringraziarlo, perché a noi nel nostro soprannaturalismo astratto è sfuggita l’ampia base delle scienze naturali e delle scienze spirituali (che Tommaso d’Aquino e Alberto Magno possedevano!). Nessuna meraviglia se noi oggi ci lamentiamo che manchi il contatto con l’odierna realtà e sia carente il nostro interesse per essa! Ma non sappiamo nemmeno che fare, nei nostri progetti didattici, con gli uomini che gettano ponti nel loro pensiero globale, e li lasciamo in disparte – a nostra eterna vergogna – come “estranei” e lasciamo che se ne perda l’azione efficace. Ciò va detto soprattutto riguardo ad un’opera di uno come Matthias Vereno. La mostruosa pienezza della multiforme realtà, il dominio di ogni sfera del regno della quantità fino a quella più profonda del pneuma, la sottigliezza e la sensibilità dell’analisi sono sorprendenti, e tuttavia viene lasciato spazio libero in molti luoghi ad altre opinioni. Vereno conosce le prospettive della realtà e non c’è posto per l’intransigenza. Egli conosce pure i pericoli teologici che minacciano ogni visione d’insieme (a cominciare dall’opera tardiva di Schelling) del Mito e della Rivelazione: dal basso, da quel mondo (attraversato dall’influenza dei bagliori della primitiva rivelazione) anticipare già molto chiaramente la forma della conclusiva Rivelazione del Cristo. Egli conosce anche l’inaudita fecondità del suo metodo, che può chiarire tutta la profondità e l’ampiezza dell’incarnazione di Dio in Cristo, perché essa soltanto annuncia la pienezza e l’ampiezza di quella realtà che Dio incarna in sé. Il libro di Vereno esige lettori maturi che hanno confidenza non soltanto con il sapere, ma anche con la saggezza terrena: siamo di fronte ad un testimone – piuttosto solitario – di quella che una volta era la “universitas” cattolica. Recensione all’edizione originale tedesca ( Von Mithos zum Christos , Otto Muller Verlag 1958) di Hans Urs von Balthasar ; trad. dal tedesco di Giordano Formizzi

L’AUTORE Swami Matthias Matthias Vereno è nato da genitori austriaci nel 1922, secondogenito, il fratello morì nel 1994 in Venezuela. Dopo il servizio militare, nell’Africa del Nord e poi prigioniero negli Stati Uniti, ha seguito studi diversi, accademici e non. Ha compiuto esperienze in vari campi di cultura e arte: teatro, letteratura, pittura; lavoro con un maestro di yoga. Nel 1953 dottore in storia delle religioni all’Università di Tubinga. Per dieci anni direttore della rivista Kairos , trimestrale di teologia e scienze religiose; professore di Filosofia sociale e delle religioni all’Università di Salisburgo, Visiting Professor all’Università di California a Santa Barbara e al Centre for Advanced Study in Philosophy dell’Università di Madras (ora Chennai). Autore di pubblicazioni e conferenze in vari paesi; membro di diverse società culturali e religiose. Padre di tre figli, dopo la morte della moglie è entrato sacerdote nel monastero benedettino di Sankt Peter a Salisburgo; nel 1983 gli è stato concesso di proseguire una vita spirituale simile alla tradizione indiana, rimanendo incardinato nell’Archidiocesi di Salisburgo. Con un suo lascito è stata eretta, dall’Arcivescovo, la Fondazione per l’incontro interculturale Perspektiven della quale, dopo parecchi anni di permanenza in India, nel 1998 ha assunto la presidenza. Verso la fine del 2003 si è stabilito in Italia.

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