Descrizione
Il corpo non è la prigione della nostra anima, né è un mero “involucro” da abbandonare quando diventerà inservibile. Così lo ha inteso il pensiero platonico, dualistico e gerarchico, e così ha continuato a intenderlo per molti secoli la teologia tradizionale. Ma in realtà, come sottolinea in queste pagine la teologa femminista e monaca benedettina catalana Teresa Forcades, nella visione biblica e cristiana non c’è spazio per il dualismo tra corpo e anima, tra mondo materiale e mondo spirituale.
In contrasto con l’antica visione segnata dalla paura e dal sospetto nei confronti del corpo – seduttore e peccatore e quindi oggetto di penitenza –, ma anche con la visione contemporanea di un corpo ridotto a oggetto di desiderio, discriminato e controllato, il cristianesimo non disprezza il corpo ma lo onora, come principio dell’individualità senza cui l’anima non raggiungerebbe mai la sua pienezza. E come, nella Genesi, il mondo materiale, anziché alienato da Dio, è il luogo del suo incontro con l’essere umano, così nel messaggio cristiano la materia – la terra che ci sostiene e ci governa, come canta Francesco d’Assisi – è ciò che ci permette di sperimentare ciò per cui siamo stati creati: l’amore per Dio e l’amore per gli altri esseri. Non è la materia, dunque, a opporsi allo Spirito e a ostacolarne l’espressione, ma la paura, la violenza, la mancanza d’amore.
«Per il cristianesimo (come per l’ebraismo) ciò che si oppone allo Spirito e ne ostacola l’espressione non è la materia ma la paura, la sfiducia, l’esercizio della violenza, il deficit di amore. Tutto ciò che denominiamo “mondo materiale”, lungi da essere per noi una prigione, è la condizione che ci permette di sperimentare ciò per cui siamo stati creati: l’amore verso Dio e l’amore degli uni per gli altri.»