Descrizione
L’amore non si divide, si espande, si moltiplica e contagia. Ecco il messaggio che ci arriva leggendo il libro del biblista Paolo Farinella sulla nota parabola del Figliol Prodigo.
Come il padre che apre le braccia e accoglie, ma che soprattutto ascolta e non giudica, così Dio accoglie e senza aspettative dà ad ognuno la possibilità di sperimentarsi. Questa parabola per l’Autore è «la parabola delle parabole», ovvero la chiave ermeneutica di tutta la rivelazione biblica. Viene presentata ai lettori con una interpretazione che può apparire «nuova», anche se è «antica» perché la sua rilettura si attacca alla esegesi giudaica e tiene conto dell’ambiente e del contesto in cui Luca l’ha pensata e scritta. L’Evangelista narra di «un uomo [che] aveva due figli» (Lc 15,11) e già con questa informazione, posta sullo sfondo narrativo, Luca scaraventa il lettore nel cuore della pienezza di umanità senza particolarismi: «un uomo» fu ieri, è oggi e sarà anche domani.«Un uomo» che potrebbe essere ognuno di noi; sei tu che leggi. La parabola non è un racconto edificante, non intende esporre una morale o un sistema di valori, ma vuole essere un affresco del nuovo metodo di agire di Dio: il metodo dell’«amore a perdere» o, come suole dirsi, dell’amore gratuito che esiste per sé e non per quello che riceve.
Ripercorriamo brevemente il cammino fatto con Luca e la sua parabola. Siamo partiti da alcune domande poste da un lettore: «Da dove Lc ha attinto questa parabola, non essendo apostolo? Come spunta questa meravigliosa “perla”, visto che è esclusiva di Lc e non compare negli altri evangelisti? L’ha pronunciata veramente Gesù?». Non sono solo, come abbiamo già detto, domande tecniche suscitate dalla curiosità letteraria, ma sono anche domande radicali e dimostrano la poca frequenza, oltre la lettura di prassi, con la complessità della formazione dei vangeli e del NT. Un dato è certo: i cattolici conoscono poco, pochissimo, quasi niente le sacre Scritture, che invece dovrebbero essere il fondamento della loro fede. Essi, infatti, in certe occasioni sono molto religiosi, ma scarseggiano di fede e di conoscenza. Officiano, ma amano poco. Aveva ragione Paul Claudel (1868-1955) che soleva dire che i cattolici hanno tanto rispetto della Bibbia che non l’aprono nemmeno. (Paolo Farinella, Il padre che fu madre, p. 271)
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