Descrizione
La resistenza della Chiesa Cattolica, come Stato della Città del Vaticano e come confessione religiosa, ad assumere senza restrizioni i diritti umani e a promuoverli di fatto genera notevoli difficoltà nella coscienza di molti. José Maria Castillo analizza fino alle estreme conseguenze questo problema cruciale che coinvolge la vita e il funzionamento della Chiesa Cattolica, così come il progresso dell’intera società civile: problema che – afferma – “sta nel sapere se un’istituzione, pubblicamente accettata, riconosciuta e ufficialmente protetta dall’ordinamento costituzionale di un paese, possa organizzarsi in modo che, in virtù delle sue credenze confessionali, si crede in diritto di privare i suoi fedeli di determinati diritti che hanno come cittadini”. La riflessione del teologo spagnolo aiuta anche a comprendere tra l’altro come la necessità del potere temporale, che si esprime nella gestione monarchica dello Stato della Città del Vaticano da parte del Papa, non sia di diritto divino: nei Vangeli, infatti, non ce n’è il minimo accenno. C’è invece una parola chiara di Gesù nel mandare i Dodici, ed è un ordine: “E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia,né denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche” (Mc 6,8-9).
José Maria Castillo (Granada 1929): Dottore in Teologia, è stato professore alla Facoltà di Teologia di Granada, professore invitato alla Università Pontificia Gregoriana di Roma, alla Università Pontificia di Comillas (Madrid) ed alla Univ. Centroamerica “Canas” di El Salvador. Ha pubblicato più di 30 libri, prevalentemente presso l’editore Desclée de Brouwer (Spagna), di cui finora tradotti in Italia: Dio e la nostra felicità (2008), I poveri e la teologia (2002).
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