La fede nuda

Dialogo sul credere e il dubitare

 16,00

Carta del Docente


Autore: Luigi Adami
Autore: Paolo Bertezzolo
Prefazione di Augusto Barbi
ISBN: 978-88-6099-385-4
Pagine: 208
Formato: 14 x 21
Anno: 2019
Anteprima: Disponibile

Descrizione

Nel profondo, il problema non è Dio, ma in quale Dio credere. Credere in un Dio sbagliato è il più grande disastro che possa capitare, tanto più se capita a tutta una religione e a tutta una civiltà. David M. Turoldo

Il processo condensato in questo libro – scritto insieme da Paolo Bertezzolo e Luigi Adami – è quello di un vissuto portato alla parola e con umile convinzione trasmesso, in modo da diventare stimolo al confronto e motivo di arricchimento per altri.

Sotto l’incalzare delle sagge domande di Paolo Bertezzolo rivolte a don Luigi Adami, si sente l’eco dei vissuti dell’infanzia, della malattia, del contatto continuo con la gente. C’è la ricorrente memoria, affettuosa e riverente, di personaggi come David Maria Turoldo, Ernesto Balducci ed altri, con cui don Adami ha intrecciato relazioni significative ed amicali. Costante è il riferimento al lungo e multiforme cammino di ricerca condotto assieme al “gruppo per il pluralismo e il dialogo”, al quale hanno dato il loro contributo, nel tempo, personalità di spicco e dalle competenze più varie.

È da credente che don Luigi Adami affronta gli interrogativi di senso che questa ricca gamma di vissuti solleva. La fede, che egli esprime, è una fede che in qualche momento commuove, tanto è intrisa di tenerezza fiduciosa. È una fede “nuda”, che non vuole mettersi al riparo di ideologie, né intende distribuire certezze a buon prezzo per arginare le inevitabili e umane paure.

È una fede che non ha paura di confrontarsi con il dubbio, nella convinzione che il dubbio può favorire una purificazione della fede, può liberare i suoi contenuti da rappresentazioni infantili, può preservare il mistero di Dio dal pericolo di diventare un “idolo vano”. In questa “pensosità” credente, don Adami non si sente del tutto lontano dal “fratello ateo, nobilmente pensoso” di Turoldo, perché la vera linea di demarcazione non è tra chi si dice credente e chi si confessa ateo, ma tra “chi cerca continuamente” e chi non cerca più.

Dalla Prefazione di Augusto Barbi

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