Natale 2019 – DALLA CASA ALLA PIAZZA. LA COMUNITÀ CHE SI FA PAROLA

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La lettera di Emilio Gabrielli

Carissima, Carissimo,

Innanzitutto, grazie di esserci e della disponibilità a leggerci e a proseguire la riflessione iniziata con la lettera dello scorso Natale. Da quella riporto due affermazioni: 1) sembra che il popolo italiano stia perdendo velocemente il significato e la forza delle parole… 2) la capacità di ascolto e, soprattutto, di meditazione su ciò che si ascolta è diventata minima.

C’è, a livello politico, chi persegue l’ampliarsi di questa china perché sa che l’occupazione del potere è proporzionalmente più facile con la diminuzione di strumenti critici di difesa. Si è come paralizzati dalle mille voci che arrivano da mille luoghi in modo disordinato e incoerente.
Mi auguro che quella lettera, anche in minima parte, abbia contribuito a svegliare qualche coscienza. Mi rallegro nel constatare che molti hanno avvertito il pericolo, hanno invaso le piazze di mezza Italia e, quasi in silenzio, hanno posto l’alt al non-dialogo, alle parole senza ritorno. Il nostro popolo esiste se si dà ed usa qualsiasi strumento adatto affinché non ci sia alcun suo membro sordo e muto e quindi passivo ai fini sociali e comunitari. Migliaia di persone, magari sotto la pioggia, hanno incominciato a rivalorizzare le piazze, ad ascoltare il mormorio di tutti, a mettere in disparte i telefoni cellulari e a riprendere antichi percorsi di rapporti interpersonali per ricostruire il metodo di una partecipazione corale che fa correre l’uno verso l’altro. Riscoperta della piazza che con la sua architettura, dove il nuovo non distrugge il vecchio, facilita l’approccio verso un’antica saggezza necessaria per acquisire un’arte politica di partecipazione popolare.

Riscoprire la piazza

La piazza deve tornare ad essere quel luogo dove ad armi pari periodicamente ci si ritrova per srotolare e leggere insieme i problemi della comunità, usufruendo di luoghi ausiliari come il teatro, la chiesa, il municipio, per trovare soluzioni comunitarie adatte a costruire ogni giorno legami che diano sicurezza a tutti. Idealmente dobbiamo riportare tutta la città e il suo territorio, corti comprese, nella piazza diventando questa casa di quella. La casa è riposo, è recupero di energia, è cammino verso la verità degli affetti, così la piazza.

Perché questo sogno si avveri è necessario che si usino strumenti autorevoli dove la Parola sia sacra e severa. Il vostro parlare sia sì se è sì, no se è no, il resto viene dal maligno. Il linguaggio della cosiddetta “nuova comunicazione” e della politica di massa che dissacra la piazza è, in realtà, una maleodorante e indistinta poltiglia che rinsecchisce la parola ad un’unica dimensione e direzione: da uno a molti, che è la più grande bugia in sé. La parola si fa Parola, invece, quando è circolare, quando riscalda e dà speranza, quando promuove un cammino amoroso. Tutto il resto è inganno e potere.

 

DOVE SIAMO: Località Cengia di San Pietro in Cariano (Verona), n. 67 (di fronte a Villa Giona), tel. 045 7725543, per visite la sala espositiva è aperta nei seguenti orari: da lunedì al venerdì 9,00 – 12,30; 14,30 – 17,00. Sabato previa richiesta.

 

Emilio Gabrielli con la figlia Cecilia. In mano tengono l’ultimo libro di Raniero La Valle, Lettere in bottiglia. Ai nuovi nati, questo vostro Duemila, al momento dello scatto appena arrivato in sede, fresco di stampa.

Fare comunità con il libro

In questo contesto lo strumento comunicativo che può ambire ad essere strumento principe di comunicazione che forma comunità è il Libro, proprio per la sua struttura fisica colma di simboli e di messaggi storici.
Innanzitutto, il libro, per la sua struttura, ricorda al lettore che ambedue (sia il libro che il lettore) sono fatti di corporeità e di spiritualità: di materialità e grafismi simbolici il primo, di organicità e intelligenza il secondo.
Già con il tenerlo in mano e ancor chiuso il lettore, che si è abituato a non ridurre alcunché a strumento, coglie e pregusta la vita uni-versale: l’unità nella costa e l’universalità nella molteplicità delle pagine. Immaginate una piazza che all’alba del primo giorno di primavera si riempisse di persone di ogni età e sesso che tengono un libro in mano, silenziose, concentrate in meditazione su questo fondamentale rapporto tra unità e molteplicità… Sarebbe come l’atto fondativo di un nuovo modo di vivere la città: vivere ciascuna/o in ciascun’altra/o camminando processionalmente verso la vita universale. In quel meditare all’alba potrebbero percepire che una città che si cinge all’interno rischia la paralisi. L’umanità, compresa la propria, o la si assume nella totalità oppure rischiamo la disintegrazione. Abbiamo bisogno di essere collegati.
Ora, ogni libro è la descrizione e l’approfondimento di un tratto di strada “camminato” insieme e firmato responsabilmente dall’autore. Importantissima, nell’indistinto contemporaneo, la data certificata dall’editore con il finito di stampare il “…”. L’editore inoltre, con la compagnia di altri libri pubblicati, manifesta la direzione del cammino.

Dagli editori nell’antica corte

Spero di avervi dato elementi importanti per non rifiutare l’invito che vi faccio di venirci a trovare presso lo spazio espositivo dei Gabrielli editori per fare “quattro passi” sempre in compagnia dei libri, per cogliere i cammini di ciascuno e le voci profetiche che li sostiene.
La nostra produzione libraria entra nel cuore dei problemi formativi a partire dai bambini agli adulti. Saremo riempiti di gioia se famiglie intere venissero a trovarci.

La sede è in un’antica corte della Valpolicella ricca di memorie comunitarie, costruttive ed abitative. Gustare un abitare diverso aumenta il valore dell’incontro tra le persone e tra queste e il libro. Ci teniamo a dire che se lo spazio espositivo diventerà una vera e propria libreria è assicurato un volano culturale per il nostro territorio e per i nostri figli.
A breve inaugureremo un’ampia sala per tutte le iniziative promozionali del libro a partire dalla difesa dell’alfabeto e della lingua dei padri non escludendo la convegnistica e le agorà civiche.

Ci sono tutti gli elementi per augurarci un buon Natale che dia futuro.

Grazie e un caro saluto

Per GABRIELLI EDITORI
Emilio Gabrielli

P.S.: Visto che abbiamo parlato di Persone, di Relazioni, non posso non invitarvi a sostenere le “colonne” della casa editrice, ma anche della cultura italiana: Cecilia e Lucia Gabrielli. Mi riprometto in una prossima lettera di raccontarvi la storia della Casa editrice e allora non potrò non raccontarvi di Lidia Bertocci, fondamenta della Casa Editrice e donna fedele che ci ha dato forza e ancora ci sostiene.

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