La preghiera secondo il teologo Matthew Fox

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Il libro “Preghiera. Una risposta radicale all’esistenza” (Gabrielli editori, trad. di G. Gugliermetto) del teologo americano MATTHEW FOX parla direttamente e radicalmente alla superficialità che ancora oggi imperversa nei discor­si sulla preghiera e che la riducono a una abitudine, o addirittura a una forma di ipocrisia religiosa, invece di costituire il fuoco che anima la vita di ogni essere umano chiamato a diventare profeta e mi­stico. Questa figura del profeta/mistico non deve affatto rimanere relegata nella dimensione delle religioni, ma al contra­rio secondo Fox è una sorta di archetipo che ci invita ad evolvere e a trasformarci, a diventare ciò che possiamo essere, anzi ciò che è sempre più necessario che diventiamo, per il futuro e la salvezza della convivenza umana e del pianeta Terra.

Matthew Fox spiega che cosa significa la preghiera come “una risposta radicale all’esistenza”: “Essere persone di preghiera significa essere persone che vanno alla radice. Ci sono due risposte in ciascuno di noi: la prima è il NOSTRO SI’ alla vita, nonostante i dolori, le perdite, le sfide, le difficoltà. La seconda risposta è il NOSTRO NO: no all’ingiustizia, no a ciò che contraddice la vita. Se viviamo seguendo questo profondo sì e questo chiaro no, allora siamo persone di preghiera” (da “Jesus” 4/2016, p. 63).

Il libro è anche una efficace introduzione alle quattro viae che caratterizzano la “spiritualità del creato” di Matthew Fox da lui spiegata in opere capitali (come “In principio era la gioia”) e in “La spiritualità del creato. Manuale di mistica ribelle” (Gabrielli editori): “Una persona di preghiera è a contatto con le profondità dell’esistenza, che possiamo chiamare via positiva, cioè la nostra esperienza di meraviglia e di stupore, di gioia e di sorpresa di fronte ai misteri e alle esperienze della vita, e via negativa, che include il nostro essere svuotati dal silen­zio e dalla meditazione oppure dalla sofferenza e dal lutto. La via positiva e la via negativa danno un nome alla nostra vita di preghiera perché costituiscono il nostro ‘Sì’ pro­fondo alla vita. Ma c’è anche la via creativa, cioè la creativi­tà e tutto ciò che noi diamo alla luce nel nostro lavoro, nel­la nostra cultura, nella nostra comunità, nella nostra casa, nelle nostre relazioni. Anche questo proviene dalle no­stre profondità e quindi è parte integrante della preghie­ra compresa come risposta radicale all’esistenza. (…) Per giungere infine ad essere persone spiritualmente adulte che si aiutano le une con le altre, in spirito di vera compassione (via transformativa)” (cfr. M. Fox, “Preghiera”, pp. 107-111).

 

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