In memoria del fondatore Emilio Gabrielli (1937 – 2022)

 In Archivio

Il giorno 1 dicembre 2022, Emilio Gabrielli, il fondatore della casa editrice, è entrato nella Luce. Come un “lampo”, serenamente, ha deciso insieme al Padre di passare nel mondo invisibile, nel cuore di Dio. Ora ha inizio il suo nuovo cammino. Le esequie, presiedute da p. Silvano Nicoletto insieme ad altri amici sacerdoti, si sono svolte lunedì 5 dicembre nella chiesa parrocchiale di Castelrotto (San Pietro in Cariano – Vr). La sua salma è ospitata nel vicino camposanto.
Emilio Gabrielli, 85 anni di vita: insegnante, editore, scrittore, animatore sociale e sindaco e tutti i suoi più cari impegni famigliari, a partire dalla ristrutturazione della bellissima casa che è anche sede della nostra casa editrice. Con grande amore e immensa gratitudine lo salutano la moglie Lidia, le figlie Maria Cecilia, Agnese e Lucia, insieme a generi, nipoti, sorella, parenti ed amici.

“Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre.“ (Mc 3,33-35)

GIOVEDÌ 5 GENNAIO 2023 ORE 16 RICORDIAMO EMILIO GABRIELLI
OSPITI DELLA COMUNITÀ DEGLI STIMMATINI DI SEZANO

In occasione del trigesimo, vi aspettiamo giovedì 5 gennaio 2023 alle ore 16 presso la Comunità degli Stimmatini di Sezano (Verona). Un incontro per fare memoria di Emilio Gabrielli tramite ricordi, testimonianze e riflessioni da parte di tutti coloro che lo hanno conosciuto e amato.

MEMORIA DELLA FAMIGLIA PER EMILIO GABRIELLI
(letta all’inizio della celebrazione liturgica di lunedì 5 dicembre 2022)

Vorrei ora, a nome della famiglia, leggervi questa memoria con cui cerchiamo di comunicarvi in un’estrema sintesi la sua e nostra vita, così profondamente unite. Lo facciamo leggendovi  un breve passo estratto dal libro delle memorie che Emilio stava scrivendo:
“Io muoio non è molto diverso dal poter dire Io nasco… anzi l’io nasco lo posso dire ogni giorno se abbandono il cammino già fatto e lo reinvero in un nuova modalità…che l’aprirsi profondo alle sempre nuove relazioni ha maturato. L’Emilio è nato perché possa e può sospingere la storia in avanti…perché, attraverso quel meraviglioso incrocio tra due persone, ha il cuore, l’intelligenza, la volontà e tutti e cinque i sensi per costruire, in una vita senza fine, una dote unica  a tutta la storia dell’umanità. E allora  raccogliere la storia di Emilio è importante per capire  che eredità ha depositato, sta depositando e depositerà negli ultimi tempi della sua vita, nella vita dell’umanità che rimarrà fino alla fine dei tempi.”

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Caro babbo,

per raccontarti un po’ e far conoscere quanto generava il tuo cuore non possiamo che iniziare dai tuoi primi anni di vita.
Sei nato nelle Marche, in una casa contadina, ultimo di 4 fratelli: Giovanni, Francesco, Giuditta e tu Emilio.
Coltivavate i campi per sussistere ai bisogni esistenziali come tutte le famiglie di un tempo; il tuo papà Pietro e la tua mamma Quintilia erano anime forti e coraggiose.
Poi Pietro, nostro nonno, partì per la guerra e la tua mamma dovette sostenere tutta la famiglia e seguire la coltivazione dei campi. Al ritorno del marito, tuttavia, lei era ormai sfibrata e si abbandonò nelle mani di Dio, lasciandovi soli e tu avevi solo 4 anni.
A questa perdita si somma, solo dopo un anno, un potente terremoto proprio con l’epicentro nella vostra contrada, la Pittura di Castignano, in provincia di Ascoli Piceno. La casa crolla e ti crolla tutta addosso… ti ripara un piccolo letto. Vengono salvati tutti ma tu vieni dato per spacciato. La fortuna ha voluto che un anziano signore si voltasse indietro e vide una piccola macchia di sangue che veniva da sotto le macerie, tornò indietro e continuò a scavare…. urlò “Emi, Emi è vivo!”… questa è stata la tua seconda nascita.
Poi lo sforzo, nel dolore e nella ricerca di amore, di accettare la seconda mamma, Palma: lo facesti nella semplicità riconoscendo quella donna sempre con il grembiule sollecita a prodigarsi per tutta la famiglia e quindi ti affidasti, a lei che aiutava il tuo babbo. Nasce poi l’ultimo fratello, Quintilio, che purtroppo morì in età giovane sotto gli occhi del padre, una perdita che ti ha fatto “vacillare”.
In età adolescenziale sei stato mandato in seminario a studiare a Montalto, ma resistetti poco, nonno Pietro ti venne a riprendere, perché non avevi le forze a stare lontano da quella “casa” che sei riuscito a costruire attorno a quel vuoto enorme creato nella fanciullezza. Riprendesti le forze lavorando la terra, arando, e stando in silenzio con il tuo papà. I tuoi fratelli forse ti invidiavano un po’ perché avevi ricevuto la parte più affettiva di nonno Pietro.
Dopo questo periodo di “nutrimento” da parte della terra e del padre, sei partito per Roma, per gli studi teologici alla Pontificia Università Urbaniana; li concludesti, con grande merito, con una tesi sulla Teologia della Liberazione e il sogno di un mondo migliore si fece nella tua mente sempre più chiaro, presente e autentico. Volevi ricreare quel mondo contadino carico di affetti, solidarietà, collegamento con la terra, amore nel cuore fraterno e familiare che avevi perso a soli 4 anni. Quell’evento è diventato per te la Musa ispiratrice di tutto il tuo sogno da poter ricostruire… quante case abbiamo ristrutturato, babbo, e quanto è grande, bella e ospitale questa ultima di Cengia, il tuo grandissimo orgoglio!
Poi venne la tua scelta: desidero sposarmi e costruire una famiglia!
In un’altra stanza di Roma c’era una donna, Lidia: anch’essa aveva lo stesso sentimento e desiderio.
Vi siete sposati, nella vostra unione avete condiviso tutte le vostre speranze e le vostre ferite incrociandole, facendole diventare il motore per affrontare il futuro. A Roma nasciamo noi tre figlie, Maria Cecilia, Agnese e Lucia.
Tu ti prodighi come insegnante di religione, uno dei primissimi laici, nel vento forte che soffiava dal Concilio Vaticano II, e altri lavori, ad esempio come venditore ambulante per portare a casa il necessario, mentre mamma Lidia, che veniva dall’esperienza lavorativa di Mondo Migliore quale segretaria personale di p. Lombardi, è alle prese con noi e nei ritagli di tempo con le sue mani veloci trascriveva tesi di laurea.
In seguito arriva un’altra tappa: ci trasferiamo a Verona nel 1968, perché vieni chiamato dalla Parrocchia di San Pietro Apostolo in Borgo Trento come educatore: già a quei tempi eri famoso per le tue idee innovatrici ma mai rivoluzionarie, hai sempre volute mantenere salde le Radici.
A Verona, oltre ad essere educatore pastorale, sei stato anche il primo insegnante laico di religione negli istituti superiori, in particolare al Liceo Artistico. La nostra casa era un via e vai di persone giovani e meno giovani. In quel periodo si sei mancato, ma sapevamo che facevi del bene a molti.
In questa città abbiamo cambiato ben quattro case per approdare infine a Parona dove iniziasti l’esperienza della copisteria prima e della litografia poi. Sì, anche lo stampatore hai fatto per sostenere la famiglia ed anche lì incrociavi il lavoro manuale con la tua utopia, quella che ti ha dato sempre la forza di essere una voce che voleva riportare il mondo alle origini e fermare questa corsa “tecnologica” che ci aiuta ma che ci fa perdere il contatto con qualcosa che è più importante: la Terra e Dio.
In questo continuo incrociarsi dentro di te, del voler credere e desiderare un mondo migliore e quella sofferenza che ti portavi dentro fin da bambino, hai realizzato tutta la tua esistenza. Ci hai tenute strette a te per sostenerti in quel luogo in cui non riuscivi a star da solo: il tuo cuore…
Assiduo a lavorare con tutto il tuo corpo, di fronte alla macchina da stampa, a vangare per creare le fondamenta della casa, a sistemare i mattoni con la pazienza che ai muratori mancava, a coltivare l’orto secondo le tue memorie contadine.
Pazienza, tanta pazienza hai avuto, temperanza, non mollavi mai… sempre avanti… e mentre lavoravi producevi non solo libri ma anche idee che poi volevi materializzare e così coinvolgevi tutta la famiglia in questa buona e alle volte faticosa sorte.
Ma l’albero si giudica dai suoi frutti. Dio ti ha sottoposto ad altre prove e così ha fatto per ognuna di noi, permettendoci comunque di crescere nei nostri percorsi individuali, nonostante fossimo così uniti e vicini, alle volte senza lasciar spazio….
La casa editrice è cresciuta, la ricostruzione della grande casa si è compiuta e tu hai potuto fare anche il Sindaco a San Pietro in Cariano per portare quei valori che avevi nel cuore nella società civile oltre che nelle comunità di fede.
La tua malattia, che si è manifestata in questi ultimi anni, ti ha dato l’opportunità di entrare in te stesso ed avere meno paura, riuscendo così a manifestare la tua grande gentilezza, l’amore e sostegno anche a noi figlie, in modo più affettivo. Noi sappiamo che questi tuoi sentimenti sono sempre stati presenti, anche se nella nostra gioventù li abbiamo vissuti soprattutto attraverso la dimensione del lavoro e nella condivisione delle “fatiche”. Fortunatamente, in questi ultimi mesi, ti abbiamo visto cambiato e mille abbracci ci sono stati, ti abbiamo coccolato e ci siamo fatte coccolare da te.
Sei partito in pace, non avevi più niente in sospeso e nemmeno noi con te. Tua moglie Lidia ti è stata vicina con tutto il suo Amore, lo scriviamo con la A maiuscola, perché è quello che esprime tutto di noi stessi, anche le piccole fragilità, che diventano il nutrimento affinché l’amore cresca.

Caro babbo, caro Emilio, ti ringraziamo immensamente per ciò che hai realizzato e per ciò che ci lasci, come eredità spirituale e morale, una eredità bella e luminosa. Con forza, coraggio, Fede in Dio e con tanta Luce, la porteremo avanti, continuando questo cammino e ascoltando la “Provvidenza” che ci ha sempre accompagnato, affinché i semi piantati possano portare molto frutto.

Ti vogliamo bene tutte noi.

Le tue quattro donne

 

 

 

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