GIOVANE CATTOLICA DONNA. Perché voglio diventare prete

 In Senza categoria

in preparazione, uscita 16 aprile 2018

Jacqueline Straub

GIOVANE CATTOLICA DONNA
Perché voglio diventare prete

Prefazione di Maria Immacolata Macioti
Gabrielli editori 2018, pp. 96 – prezzo euro 13 – ISBN 978-88-6099-339-7

Da piccola Jacqueline Straub odia andare a messa e pensa addirittura che il suo parroco sia un personaggio inquietante. Poi, lentamente, scopre un mondo nuovo, “un mondo con Dio”. E a 15 anni, durante un campo estivo, sente “qualcosa” nel suo cuore, sente una chiamata: da quel momento nasce in lei la volontà di diventare prete. Si sviluppa da qui il racconto autobiografico, in presa diretta, di una giovane donna con una vocazione tanto forte quanto difficile da realizzare. Ma che, aiutata anche dalla sua seconda passione, la boxe, non ha certo paura di lottare, nella consapevolezza che, se vocazione vuol dire chiamata divina, non ci si può certo arrendere alle prime difficoltà. E, soprattutto, nella convinzione che “la fede in Dio è più importante di un esplicito divieto a discutere”.

JACQUELINE STRAUB, nata nel 1990 a Sigmaringen nel sud della Germania (Baden-Wüttemberg), ha studiato teologia cattolica dal 2010 al 2016 a Friburgo in Brisgovia (Germania) e a Friburgo (Svizzera), per concludere con un master e il massimo dei voti all’Università di Lucerna. Sebbene non provenga da una famiglia religiosa in senso stretto, ha trovato la via della fede in Dio da giovane grazie ad alcuni amici. Da allora sente la vocazione al sacerdozio nella Chiesa cattolica romana. Dal 2011 Jacqueline ha reso pubblica la sua vocazione e ne parla regolarmente nei media, ospite in diversi talk show televisivi di lingua tedesca. Il suo impegno è soprattutto a favore di una maggiore equiparazione tra uomo e donna nella Chiesa e dei giovani per un approccio più moderno alla fede. Attualmente vive in Svizzera e lavora come giornalista freelance e relatrice. È conosciuta, infine, per aver preso parte al film documentario della televisione ZDF “Jesus und die verschwundenen Frauen”(“Gesù e le donne scomparse”), del 2013.

Immagine: Jacqueline Straub, foto di Meli Straub.

Dalla PREFAZIONE di Maria Immacolata Macioti

“Non si tratta tanto, qui, di dotti scritti basati su letture attente, sulla decrittazione di significati. Giovane cattolica donna, scrive la Straub. E aggiunge: Perché voglio diventare prete.
Si tratta di una testimonianza, di un racconto autobiografico. In cui si colloca questo suo intento, questo forte desiderio che si consolida nel tempo. Con parole semplici, in presa diretta. In sociologia e più in generale nelle scienze sociali è ben conosciuto il ruolo dal grande potenziale delle “storie di vita”, dei materiali biografici. La storia di vita (in genere, raccolta da un ricercatore) ma anche le autobiografie, infatti, possono aiutare a meglio comprendere certi fatti sociali, certi contesti. I ruoli giocati all’interno di essi. Le relazioni sociali, quindi. (…) Che aiuta un percorso di conoscenza, di comprensione del contesto, dell’io narrante non in quanto essere isolato ma, al contrario, in quanto rappresentativo di un più vasto gruppo.
Ecco, con Jacqueline Straub siamo in un’ottica di questo genere. Entriamo con lei in un discorso autobiografico, un discorso di vocazione. Un termine che rinvia a qualcosa che non c’è ancora, ma che orienta i percorsi, delimita l’orizzonte di chi muove passi in quella direzione. Un concetto importante, quello di chiamata, di vocazione. Di Beruf, come ha scritto a suo tempo uno dei classici della sociologia, Max Weber. Che ne ha parlato in relazione alla politica e alla religione.
Difficile oggi, almeno in Italia, ipotizzare legami stretti tra vocazione e politica. Più facile, semmai, l’abbinamento vocazione-religione. Quello qui proposto da una giovane donna che scrive della sua volontà di diventare prete. Nonostante si tratti di una meta lontana. Difficile da raggiungere, da attingere. Ma forse sono proprio la lontananza e le difficoltà a renderla più decisa, più determinata. Perché è chiaro a tutti, al lettore, certamente, ma in primo luogo alla Straub, che ancora molta acqua dovrà scorrere sotto i ponti del Tevere, prima che tutto ciò possa divenire realtà nella Chiesa romana. D’altronde, vocazione vuol dire chiamata divina: non ci si può certo arrendere alle prime difficoltà. Vuol dire impulso interiore a un particolare stato di grazia, per cui la persona è chiamata alla elezione dello stato sacerdotale, quasi non potesse fare altro.”

Maria Immacolata Macioti, già professore ordinario alla Sapienza di Processi culturali, si è interessata di sociologia urbana, dell’approccio qualitativo alla ricerca, di processi migratori, di richiedenti asilo e rifugiati, di sociologia della religione. Coordina la redazione de “La critica sociologica”, trimestrale diretto da Franco Ferrarotti. Dirige per l’ANRP, Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia e famiglie, il Dipartimento Rifugiati e Vittime di Guerra. Ha pubblicato con numerose case editrici.

Recent Posts
Scrivici

Potete inviarci una e-mail, vi risponderemo al più presto.

0

Privacy Preference Center